Elena Ferrara

Safer Internet Day: la sfida è la sicurezza dei ragazzi in rete

La giornata del Safer Internet Day, Giornata Mondiale della Sicurezza in Internet, si celebra in 113 Paesi di tutto il mondo, per promuovere l’utilizzo sicuro e responsabile dei Nuovi Media tra i più giovani. Alla vigilia di questo importante appuntamento, partecipo al convegno “Libertà, responsabilità ed etica: nuove sfide per la tutela della web generation“, promosso da Telefono Azzurro, in collaborazione con il Ministero dell’istruzione.

L’attività di sensibilizzazione è sì importante, ma senza strumenti e misure adeguate per la sicurezza e la difesa dei diritti dell’utenza, a maggior ragione se si parla di minori, risulta insufficiente.
In questa logica per tutelare i minori sul web è importante da un lato coinvolgere i gestori e le aziende, dall’altra garantire più strumenti ai nostri ragazzi per far valere i propri diritti.

Le novità del Ddl che mi vede come prima firmataria si riferiscono in particolare alla possibilità di rimozione, previa segnalazione, di materiale lesivo direttamente da parte del dei gestori. Per gli under 14 è necessario che la segnalazione avvenga da parte dei genitori, gli ulta quattordicenni, invece, sono del tutto autonomi. Qualora, in seguito all’indicazione, non vengano presi provvedimenti allora è possibile rivolgersi al Garante per la protezione dei dati personali. Non solo, il disegno di legge prevede che, in casi reati compiuti da minorenni con età superiore ai 14 anni nei confronti di altro minorenne sa applicabile la procedura di Ammonimento. Resta il fatto che bisogna investire sulla prevenzione.

La sicurezza in rete è una sfida che non può essere in alcun modo sottovalutata dal nostro Paese. Le cronache, quotidianamente, ci riportano episodi di violenze sul web, che troppo spesso sfociano in tragedie. La percezione di quanto le relazioni e la crescita sia condizionata dal web è ormai davanti gli occhi di tutti: una straordinaria opportunità, che necessita tuttavia di consapevolezza e conoscenza.
Di fronte a queste premesse la sensibilizzazione sull’uso di internet e dei nuovi media diventa fondamentale: sono i ragazzi stessi a chiedercelo. Una recente ricerca di Skuola.net per la Polizia di Stato riporta che ben 2 alunni su 3 chiedono più formazione in ambito scolastico, sostenendo l’esigenza di inserire nel Piano dell’Offerta Formativa una nuova materia o, comunque, spazi di riflessione in grado di educare ad un utilizzo positivo della Rete e dei Nuovi Media.
Un atteggiamento propositivo e al contempo una richiesta di aiuto che riscontro da due anni con insegnanti, genitori, studenti di tutta Italia. Sono loro stessi a interpellarmi per capire come la politica può rispondere a fenomeni come il cyberbullismo, il sexting e il vamping che, per molti versi rappresentano già un’emergenza diffusa nei territori. Da quando ho avviato il mio percorso all’interno della Commissione Diritti Umani come referente per il cyberbullismo ho conosciuto moltissime realtà, associazioni nazionali e non sensibili al tema. Persone che hanno a cuore il futuro delle nuove generazioni, che fanno leva sulla peer education e sull’attività nelle aule spesso proposta con la consulenza della Polizia Postale. Risorse preziose, per un’attività che merita di essere strutturata e definita in maniera più organica e omogenea su tutto il territorio nazionale.

Proprio lo scorso 26 gennaio, presso l’Istituto Comprensivo Fermi di Arona (NO), sono stata invitata per un’assemblea voluta dagli studenti per discutere di utilizzo consapevole del web. Ho trascorso diverse ore con centinaia di ragazzi che hanno prestato grandissima attenzione, cercando risposte e sollevando problemi concreti sul rapporto con i social. Occasioni uniche per raccogliere il disagio, confrontarsi e aiutare i soggetti più fragili ad aprirsi e a scoprire che non solo da soli.

Il ddl 1261, Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo, che mi vede prima firmataria, vuole dare risposte concrete alle tantissime richieste d’aiuto. Un percorso che davvero favorisca il coinvolgimento attivo dei ragazzi, a cominciare dall’individuazione di un docente formato su queste tematiche in ciascun istituto scolastico.
Sono tanti i casi che ci hanno insegnato, alcuni a carissimo prezzo, quanto l’uso distorto del Web possa gravare sui nativi digitali. Internet, che negli anni ha aumentato la distanza generazionale, oggi ci obbliga a recuperare il rapporto adulto-minore. Non tanto sulla base della conoscenza degli strumenti e dell’utilizzo dei device, quanto nel preservare il loro diritto di crescere, imparare, sbagliare senza restare intrappolati nella maglia della Rete. Insegnando loro che Internet e i social network non sono un mondo parallelo e anonimo come molti pensano, ma che gli effetti delle loro relazioni virtuali si traducono sempre sul piano reale.

Un appello condiviso dalla 14enne di Vigevano, che lo scorso 23 gennaio ha scritto una lettera al Corriere della Sera per invitare i suoi coetanei a farsi forza. Per dire a chi ha sofferto come lei che si può uscire da ogni forma di bullismo, ricorrendo anche all’aiuto dei più grandi, per denunciare e sconfiggere il fenomeno: “Sentitevi liberi di raccontare ai genitori quello che vi succede o comunque di parlare con un adulto di cui ci si può veramente fidare… così ho sconfitto i bulli”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.