Elena Ferrara

Tanto tuonò che (non) piovve

Si potrebbe riassumere così l’ennesimo tentativo del Partito Democrarico di farsi male da solo. Fortunatamente, questa volta, non ci siamo riusciti. Mi riferisco alla polemica innescata alla vigilia dell’incontro chiesto da alcuni senatori piemontesi a Luciano Violante, alla luce delle sue recenti dichiarazioni circa la possibilità di approfondire gli aspetti giuridici sulla retroattività della legge Severino quando, in Senato, la Giunta delle elezioni sarà chiamata a esprimersi sulla decadenza di Silvio Berlusoconi (condannato in ultimo grado di giudizio) dalla carica di Senatore.

Ebbene, assieme ad altri 9 colleghi, ho sottoscritto un documento nel quale abbiamo invitato, domenica scorsa, esponenti e iscritti del Pd piemontese ad ascoltare e valutare le posizioni dell’ex Presidente della Camera, certamente confuse e oggetto di strumentalizzazioni in questo ultimo stralcio d’estate. Violante ha avuto modo di chiarire la sua posizione, ma se la riunione era stata giudicata, quantomeno prematuramente, come un assist per Berlusconi, le cronache dei quotidiani (l’Unità, Corriere della Sera a due riprese, Repubblica), i telegiornali e, soprattutto, i cittadini hanno compreso che appuntamenti come questo restituiscono serietà e credibilità a un Partito realmente Democratico, aperto al confronto e scevro dai pregiudizi.

Tutti, ma proprio tutti, avranno quindi capito che sul tavolo non c’è mai stato un “salvacondotto” per il leader della destra. Piuttosto si tratta di comprendere come sia possibile che diversi parlamentari e dirigenti del Pd siano così inesperti da argomentare anzitempo il “no senza ragioni” a qualsiasi tentativo di difesa da parte del Pdl, dentro e fuori la Giunta delle elezioni.
Se il Governo dovesse cadere – con tutto quelle che ne consegue in termini economici, di riforme e di politica estera – sarà solo perché i Ministri del Pdl anteporranno gli interessi del loro leader a quelli del Paese. Ma se non ci sforzeremo, nel tortuoso percorso che attende la Giunta delle elezioni, ma che coinvolgerà tutto Palazzo Madama e la politica nel suo complesso, di avere la pazienza di ascoltare le ragioni altrui (per quanto assurde possano apparire), invece di voltare pagina, commetteremmo gli stessi errori che hanno contribuito a questi 20 anni di berlusconismo.
Grazie a questa impazienza, figlia della comunicazione sui social e della rincorsa a chi la spara più grossa, abbiamo rischiato di cadere nella trappola di Berlusconi, che cerca di uscire come martire già condannato prima del processo. In realtà la sua decadenza è scontata, ma politicamente potrebbe ancora vincere se, così come molti vorrebbero, non si desse lui la possibilità di difendersi. Anche per i reo confessi (fortunatamente) si celebrano i processi; possibile che quando parliamo di Berlusconi non si riesca a restare lucidi?

L’unica cosa che mi preme sottolineare, oltre a quanto già riportato alla vigilia dell’incontro, è che per capire quello che sta succedendo, per sfuggire all’ultimo colpo di coda di Silvio, basta appellarsi alla logica. Berlusconi sostiene di essere il primo sponsor di questo Governo, eppure giustificherebbe (parole sue) le dimissioni dei suoi Ministri che non accetterebbero mai di convivere con chi ha sottratto loro il proprio leader. Ora mi domando: ma è il Pd o la Corte di Cassazione ad aver condannato in ultimo grado Berlusconi per evasione fiscale? E il Pd o la Corte di Cassazione ad aver superato, nella condanna, la richiesta del Pubblico Ministero? E in ultimo: se il Pd ha già una sua linea sulla condotta da assumere in Giunta, perché si ha paura di discuterne?

Io non ho nessun tabù e sono forte delle mie idee. Berlusconi deve decadere, ma in principio della legalità che ci contraddistingue, non possiamo ignorare che tutti hanno diritto di difendersi. A maggior ragione se dal ’94 vanno professando che “in Italia vige la dittatura della magistratura”. Anteporre il pregiudizio alla buona prassi istituzionale darebbe argomenti non solo a Berlusconi, ma anche a chi spera nella diaspora del Partito Democratico.

 

 

I pezzi usciti in questi giorni:

Repubblica: 1245

La Stampa: 1

Corriere della Sera: 12

l’Unità: 1

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