Elena Ferrara

Istruzione e cultura al centro del decreto-legge Mezzogiorno

Il Senato ha dato il via libera al decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, recante “Disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno”.

Un provvedimento importante, che ha l’ambizione di rilanciare l’economia del Centro-Sud Italia con misure tese a rafforzare e a consolidare la crescita, con particolare riferimento ai più giovani, perché possano davvero assumere un ruolo centrale in questo percorso di crescita di tutta la comunità. Perché se cresce il Mezzogiorno, cresce tutta l’Italia. Nel testo spiccano interventi per l’agricoltura e la salvaguardia ambientale, con l’istituzione delle Zone Economiche Speciali. Molte le misure a rilancio dell’economia, in un quadro complessivo più ottimistico rispetto alle previsioni di crescita del Paese.

Non dimentichiamoci che parliamo di un territorio fortemente penalizzato dagli eventi sismici, che purtroppo sono tornati a manifestarsi in queste settimane, mettendo a dura prova la popolazione locale.

Grazie a un emendamento approvato in Commissione Bilancio – che andava di pari passo con un quello presentato dalla collega Francesca Puglisi, da me sottoscritto, e sostenuto da tutto il Gruppo Pd in Commissione Istruzione – saranno salvaguardati per il prossimo anno scolastico gli organici delle scuole nelle zone colpite dal terremoto. Sono molto soddisfatta che in questo importante decreto siamo riusciti ad inserire, dialogando con le altre forze politiche, una misura che dà continuità educativa, fondamentale per il ritorno alla vita di tutti i giorni in queste aree.

L’innovazione nei territori e il progresso della cultura imprenditoriale, infatti, non possono prescindere dallo sviluppo educativo, tema che ho seguito da vicino nel lavoro in Commissione Istruzione e che ho affrontato nel corso del mio intervento a Palazzo Madama, soffermandomi sugli articoli 11 e 12 del decreto.

L’articolo 11 consente al MIUR di individuare, a seguito di un decreto e di concerto con i Ministeri dell’Interno e della Giustizia, aree di esclusione sociale, caratterizzate da povertà educativa minorile e dispersione scolastica, nonché da un elevato tasso di fenomeni di criminalità organizzata. Un passaggio che consentirà di emanare bandi specifici, o rivolti a reti di scuole in convenzione con gli enti locali, soggetti del terzo settore, strutture sportive territoriali, o servizi educativi pubblici per l’infanzia, operanti nel territorio interessato. Lo scopo è quello di progettare e attuare, nelle aree di esclusione sociale, interventi educativi di durata biennale in favore dei minori, finalizzati al contrasto del rischio di fallimento formativo precoce e di povertà educativa, nonché per la prevenzione delle situazioni di fragilità nei confronti della capacità attrattiva della criminalità.

Ce lo dicono anche i dati riportati dal IV Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva 2016-2017, che mostrano come in Italia la condizione di persone di minore età che vivono in condizioni di povertà assoluta sia peggiorato. Il peggioramento diffuso delle condizioni economiche ha colpito le persone più vulnerabili e tra questi i minori e le nuove generazioni che hanno pagato il prezzo più alto. Lo confermano le relazioni del Garante dell’Infanzia e Adolescenza, nonché le indagini delle Organizzazioni non governative.

L’articolo 12 del decreto-legge riguarda invece il costo standard per studente, che viene disciplinato come criterio di finanziamento delle università che, affiancato al criterio della spesa storica, ha la finalità di rendere il finanziamento statale, tramite la ripartizione del Fondo di funzionamento ordinario (FFO), coerentemente con il livello di efficienza dei costi sostenuti dagli atenei per erogare i propri servizi agli studenti. È previsto, in tale ottica, che il costo standard per studente di ateneo sia moltiplicato per il numero di studenti regolarmente iscritti al corso di studio, cui si aggiungono anche gli studenti iscritti al primo anno fuori corso, su cui ho presentato un apposito emendamento condiviso da più forze politiche.

Quando si parla di creare sviluppo dobbiamo investire in educazione, innovazione e conoscenza. Su questo il governo e il Parlamento sono stati chiari: ripartiamo dalla cultura, anche dal Mezzogiorno.