Elena Ferrara

Fondi Fus: occorre rivedere la distribuzione

La Cultura è un diritto, sostenerla è un dovere. Dopo il recente richiamo alla risoluzione sulla Musica approvata dalla Commissione Cultura del Senato della Repubblica, per la tutela del “bene musicale”, sono tornata a chiedere al Governo una più equa ridistribuzione sui territori del ‪#‎Fus‬, il Fondo unico per lo spettacolo. Assieme alla collega Laura Puppato ho rivolto un’appostita interrogazione al Ministro Franceschini. Il Testo è stato sottoscritto da molti Senatori del Partito Democratico e da diversi gruppi parlamentari.

A una prima analisi dei nuovi decreti che fissano i contributi sul Fondo unico per lo spettacolo risulta evidente una discutibile suddivisione delle risorse pubbliche con forti squilibri territoriali e tra realtà simili. Gran parte delle realtà escluse o declassate lamenta la mancanza di trasparenza nella definizione dei criteri di assegnazione oltre a numerose incongruenze, tra cui quella di stabilire finanziamenti molto alti (più di quattro milioni di euro) per teatri rivolti ad un pubblico adulto e molto più bassi (due milioni di euro) per teatri rivolti all’infanzia. Inoltre risulta particolarmente penalizzata dalla attribuzione dei finanziamenti la Regione Veneto in quanto sede di due delle tre realtà escluse dalla riclassificazione a “Centri di produzione teatrale per l’infanzia e la gioventù”, ovvero “Gli Alcuni” di Treviso che non hanno ottenuto il riconoscimento di Tric pur avendone i requisiti, e la “Fondazione Aida” di Verona che non è stata riconosciuta come “Centro di Produzione”. Dai finanziamenti risultano inoltre escluse realtà riconosciute, stimate e apprezzate dal mondo della cultura che hanno potuto beneficiare da circa trent’anni del contributo ministeriale, come ad esempio il Premio Scenario e il Teatrodue di Roma. Per questo – concludono le senatrici del Pd – chiediamo al ministro Franceschini quali siano i motivi dell’esclusione dai finanziamenti di importanti e prestigiose realtà teatrali del nostro Paese.

Della questione mi ero occupata in precedenza nel mese di luglio , a pochi giorni dall’approvazione del Decreto Ministeriale, evidenziando come Teatri, orchestre, cori e bande avrebbero rischiato di chiudere con una perdita incalcolabile per il nostro patrimonio artistico e per tutto l’indotto culturale, ma anche formativo e occupazionale che in Commissione Cultura ci siamo impegnati a tutelare e sviluppare. Un impegno che traspare proprio dalla Risoluzione sull’Affare assegnato Musica (Doc.XXIV n.47), approvata all’unanimità dalla VII Commissione di Palazzo Madama. Un documento di indagine sul settore musicale che individua strategie per mantenere vivo l’immenso repertorio italiano e per attivare processi virtuosi di creazione e innovazione culturale, anche nei confronti del panorama internazionale. La Risoluzione, oltre a proporre il riconoscimento di “bene musicale”, valorizza l’operato di centri di ricerca, di produzione e di formazione senza omettere temi legati allo spettacolo dal vivo, di cui salvaguardare la vastissima rete di lavoratori e artisti.

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